Disturbo Bipolare

DISTURBO BIPOLARE I

CRITERI DIAGNOSTICI (DSM-IV)

La caratteristica essenziale del disturbo bipolare I è la presenza di uno o più Episodi Maniacali o Misti, solitamente accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori.

Gli episodi di Disturbo dell´Umore Indotto da Sostanze o di Disturbo dell´Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale , non devono essere presi in considerazione per la diagnosi di Disturbo Bipolare I.

Gli episodi, inoltre, non devono essere meglio spiegati da un Disturbo Schizoaffettivo né devono essere sovrapposti a Schizofrenia, Disturbo Schizofreniforme, Disturbo Delirante o Disturbo Psicotico non Altrimenti Specificato.

Il Disturbo Bipolare I è subclassificato a seconda che gli individui presentino un primo episodio (Episodio Maniacale Singolo) o che il disturbo sia ricorrente. La ricorrenza è indicata da un passaggio di polarità dell’episodio, o da un intervallo di almeno 2 mesi senza sintomi maniacali tra gli episodi. Per i Disturbi Bipolari I ricorrenti, può essere specificata la natura dell’episodio attuale (o più recente), differenziando così cinque combinazioni di criteri diagnostici: più recente episodio ipomaniacale, più recente episodio maniacale, più recente episodio misto, più recente episodio depressivo, più recente episodio non specificato.

Nel disturbo bipolare I, episodio maniacale singolo, deve esserci un solo Episodio Maniacale e nessun precedente Episodio Depressivo Maggiore.

Dell’episodio attuale o più recente, il clinico codificherà anche lo stato come: lieve, moderato, grave senza manifestazioni psicotiche; o grave con manifestazioni psicotiche; o infine in remissione (parziale o completa).

Bisogna infine specificare se l’episodio sia misto, nel caso in cui i sintomi soddisfino i criteri, e se siano presenti manifestazioni catatoniche e ad esordio nel postpartum.

Nel disturbo bipolare I, più recente episodio ipomaniacale, deve esserci o esserci stato recentemente un episodio ipomaniacale, preceduto da almeno un episodio maniacale o un episodio misto.

Bisognerà inoltre specificare il decorso longitudinale (con o senza recupero interepisodico), ad andamento stagionale o a cicli rapidi.

Nel disturbo bipolare I, più recente episodio maniacale, attualmente (o recentemente) è presente un episodio maniacale, e in precedenza deve esserci stato almeno un episodio depressivo maggiore, un episodio maniacale o un episodio misto.

Il clinico dovrà codificare lo stato dell’episodio attuale o più recente come per l’episodio singolo e specificare (per l’episodio attuale o più recente) se è con manifestazioni catatoniche e ad esordio nel postpartum, il decorso longitudinale, ad andamento stagionale o a cicli rapidi.

Nel disturbo bipolare I, più recente episodio misto, è in atto, o lo è stato recentemente, un episodio misto, preceduto da almeno un episodio depressivo, un episodio maniacale o un episodio misto.

Nella codifica si specifica: la gravità, la presenza o meno di manifestazioni psicotiche, lo stato di eventuale remissione, e il tipo di decorso longitudinale.

Nel disturbo bipolare I, più recente episodio depressivo, attualmente (o recentemente) è presente un episodio depressivo. In precedenza deve essere stato presente almeno un episodio maniacale o un episodio misto.

Questo episodio di codifica come lieve / moderato, grave con o senza manifestazioni psicotiche, in remissione parziale o completa., specificando se è: cronico, con manifestazioni catatoniche, con manifestazioni melancoliche, con manifestazioni atipiche, ad esordio nel postpartum.

Vanno infine aggiunte le specificazioni sul decorso longitudinale e ad andamento stagionale o a cicli rapidi).

 

DISTURBO BIPOLARE II

CRITERI DIAGNOSTICI (DSM-IV)

La caratteristica essenziale del Disturbo Bipolare II è un decorso clinico caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori (Criterio A) accompagnati da almeno un Episodio Ipomaniacale (Criterio B). Gli Episodi Ipomaniacali non dovrebbero essere confusi con le giornate di eutimia che seguono la remissione da un Episodio Depressivo Maggiore. La presenza di un Episodio Maniacale o Misto preclude la diagnosi di Disturbo Bipolare II (Criterio C). Gli Episodi di Disturbo dell’Umore Indotto da Sostanze (dovuti agli effetti fisiologici diretti di un medicamento, altri trattamenti somatici per la depressione, sostanze di abuso, o esposizione ad una tossina) o di Disturbo dell’Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale non contano per una diagnosi di Disturbo Bipolare II. Inoltre, gli episodi non devono risultare meglio spiegati dal Disturbo Schizoaffettivo, e non sono sovrapposti a Schizofrenia, Disturbo Schizofreniforme, Disturbo Delirante o Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato (Criterio D). I sintomi devono causare disagio significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre importanti aree (Criterio E). In alcuni casi gli Episodi Ipomaniacali stessi non causano compromissione. Invece, la compromissione può derivare dagli Episodi Depressivi Maggiori, o da un andamento cronico con episodi di alterazione dell’umore imprevedibili, e da un funzionamento interpersonale e lavorativo fluttuante e non affidabile.

Gli individui con Disturbo Bipolare II possono considerare gli Episodi Ipomaniacali come non patologici, sebbene gli altri possano essere turbati dal comportamento imprevedibile dell’individuo. Spesso i soggetti, particolarmente durante un Episodio Depressivo Maggiore, non ricordano i periodi di ipomania senza l’aiuto di amici stretti o parenti. È spesso di importanza critica la raccolta di notizie da altri informatori per stabilire la diagnosi di Disturbo Bipolare II.

 

DISTURBO CICLOTIMICO

CRITERI DIAGNOSTICI (DSM-IV)

La caratteristica essenziale del Disturbo Ciclotimico è un’alterazione dell’umore cronica, fluttuante, con numerosi periodi con sintomi ipomaniacali e numerosi periodi con sintomi depressivi (Criterio A). I sintomi ipomaniacali sono insufficienti per numero, gravità, pervasività o durata per soddisfare i criteri per un Episodio Maniacale, e i sintomi depressivi sono insufficienti per numero, gravità, pervasività o durata per soddisfare i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore. Durante un periodo di 2 anni (1 anno per bambini o adolescenti) gli intervalli liberi da sintomi non durano più di 2 mesi (Criterio B). Si fa diagnosi di Disturbo Ciclotimico solo se il periodo iniziale di 2 anni con sintomi ciclotimici è libero da Episodi Depressivi Maggiori, Maniacali e Misti (Criterio C). Dopo il periodo iniziale di 2 anni del Disturbo Ciclotimico si possono sovrapporre Episodi Maniacali o Misti al Disturbo Ciclotimico, nel qual caso vengono diagnosticati sia il Disturbo Ciclotimico che il Disturbo Bipolare I. Analogamente, dopo il periodo iniziale di 2 anni di Disturbo Ciclotimico, si possono sovrapporre Episodi Depressivi Maggiori al Disturbo Ciclotimico, nel qual caso vengono diagnosticati sia il Disturbo Ciclotimico che il Disturbo Bipolare II. Non viene fatta diagnosi se l’andamento dei viraggi dell’umore risulta meglio spiegato dal Disturbo Schizoaffettivo, o se è sovrapposto ad un Disturbo Psicotico come Schizofrenia, Disturbo Schizofreniforme, Disturbo Delirante o Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato (Criterio D), nel qual caso i sintomi dell’umore sono considerati manifestazioni associate al Disturbo Psicotico. L’alterazione dell’umore non deve risultare dovuta inoltre agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un medicamento) o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo) (Criterio E). Sebbene alcune persone possano funzionare particolarmente bene durante alcuni dei periodi di ipomania, in generale devono essere presenti significativo disagio o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti come conseguenza dell’alterazione dell’umore (Criterio F).

La compromissione può svilupparsi come risultato di periodi prolungati di variazioni dell’umore cicliche, spesso imprevedibili (per es., la persona può essere considerata temperamentale, lunatica, imprevedibile, incoerente o inaffidabile).

I quadri con cui può presentarsi un disturbo bipolare sono molti, in quanto l’alternanza di episodi depressivi e maniacali può variare per qualità, per numero e per intensità; questo ha spinto gli studiosi ad introdurre il concetto di spettro bipolare, inteso come un’ampia gamma di quadri in cui il paziente affetto da disturbo bipolare “tipico” rappresenta soltanto la punta di un iceberg. Tra i disturbi dell’umore, così come definito nel DSM-IV (APA, 1994), quelli bipolari comprendono il disturbo bipolare I, il disturbo bipolare II ed il disturbo ciclotimico.

 

EPISODIO MANIACALE

per la valutazione dell’episodio maniacale si ricorda al professionista psicologo che tutti i criteri (sia di inclusione che di esclusione) contrassegnati dalle lettere da A ad E devono essere contemporaneamente presenti.

A) Un periodo definito di umore anormalmente e persistentemente elevato, espansivo, o irritabile, della durata di almeno una settimana (o di qualsiasi durata se è necessaria l’ospedalizzazione).

B) Durante il periodo di alterazione dell’umore, tre (o più) dei seguenti sintomi sono stati persistenti e presenti a un livello significativo (quattro se l’umore è solo irritabile):

– autostima ipertrofica o grandiosità

– diminuito bisogno di sonno (per es., si sente riposato dopo solo 3 ore di sonno)

– maggiore loquacità del solito, oppure spinta continua a parlare

– fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si succedano rapidamente

– distraibilità (cioè, l’attenzione è troppo facilmente deviata da stimoli esterni non importanti o non pertinenti)

– aumento dell’attività finalizzata (sociale, lavorativa, scolastica o sessuale), oppure agitazione psicomotoria

– eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un alto potenziale di conseguenze dannose (per es., eccessi nel comprare, comportamento sessuale sconveniente, investimenti in affari avventati).

C) I sintomi non soddisfano i criteri per l’Episodio Misto

D) L’alterazione dell’umore è sufficientemente grave da causare una marcata compromissione del funzionamento lavorativo o delle attività sociali abituali o delle relazioni interpersonali, o da richiedere l’ospedalizzazione per prevenire danni a sé o agli altri, oppure sono presenti manifestazioni psicotiche.

E) I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco o altro trattamento), o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo).

Nota Episodi simil-maniacali chiaramente indotti da un trattamento somatico antidepressivo (per es., farmaci, terapia elettroconvulsivante, light therapy) non dovrebbero essere considerati per una diagnosi di Disturbo Bipolare.

 

EPISODIO MISTO

per la valutazione dell’episodio misto il clinico terrà conto del fatto che tutti i criteri (sia di inclusione che di esclusione) contrassegnati dalle lettere da A ad C devono essere contemporaneamente presenti.

A) Risultano soddisfatti i criteri sia per l’Episodio Maniacale che per l’Episodio Depressivo Maggiore (eccetto per la durata), quasi ogni giorno, per almeno 1 settimana.

B) L’alterazione dell’umore è sufficientemente grave da causare una marcata compromissione del funzionamento lavorativo o delle attività sociali abituali o delle relazioni interpersonali, o da richiedere l’ospedalizzazione per prevenire danni a sé o agli altri, oppure sono presenti manifestazioni psicotiche.

C) I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco o un altro trattamento), o di una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo)

Nota Gli episodi simil-misti chiaramente indotti da un trattamento somatico antidepressivo (per es., farmaci, terapia elettroconvulsivante, light therapy) non dovrebbero essere considerati per una diagnosi di Disturbo Bipolare I.

 

EPISODIO IPOMANIACALE

In questo episodio i sintomi sono identici a quelli dell’ episodio maniacale, da cui tuttavia si differenzia per la durata (l’alterazione dell’umore ha una durata ininterrotta di almeno quattro giorni), per la gravità (l’ episodio non è abbastanza grave da provocare una marcata compromissione in ambito lavorativo o sociale, o da richiedere l’ospedalizzazione), e per l’assenza di manifestazioni psicotiche (deliri e allucinazioni).

 

TRATTAMENTO

Tra gli obiettivi del trattamento del disturbo bipolare sono la stabilizzazione dell’umore, riducendo la frequenza e la gravità degli episodi maniacali e depressivi, e la prevenzione delle ricadute future. Per raggiungere questi obiettivi è solitamente necessaria un’adeguata cura farmacologica con stabilizzatori dell’umore e antidepressivi. Le ricerche scientifiche dimostrano che quando il trattamento farmacologico è associato a Psicoterapia si ha una maggiore stabilizzazione dell’umore e una più significativa riduzione delle ricadute. La persona riesce maggiormente ad aderire al trattamento farmacologico, lo segue con maggiore costanza e motivazione. La Psicoterapia aiuta inoltre la persona che soffre di disturbo bipolare, e i suoi familiari, innanzitutto a comprendere ed accettare il disturbo, il suo funzionamento e l’impatto che può avere sulla vita dell’individuo e dei suoi familiari. Fornisce strumenti utili ad affrontare le fasi maniacali e depressive, imparando a riconoscere precocemente i segnali della ricaduta e ad affrontarli efficacemente.

 

PSICOTERAPIA

La psicoterapia può essere di grande aiuto e svolge un ruolo fondamentale nel trattamento . Particolarmente utile l’approccio psicoanalitico, che ha lo scopo di scavare nella profondità dei recessi psichici sollevando il velo del rimosso e,attraverso un solido legame transferale, favorire l’introiezione di oggetti buoni in modo tale che si crei una solida “alleanza terapeutica” tra specialista e cliente la quale permetta di elaborare i vissuti profondi.

Gli interventi psicoterapeutici cognitivi- comportamentali sono finalizzati ad aiutare il paziente a conoscere meglio il proprio funzionamento e ad accettarlo, a distinguere se stesso e la propria personalità dalla malattia, a migliorare la gestione dello stress e indirettamente, quindi, a ridurre i fattori di rischio di ricaduta.

Il protocollo cognitivo-comportamentale prevede, inoltre, la compilazione sistematica di una tabella dei sintomi quotidiani dell’umore, della quantità e qualità del sonno e del trattamento farmacologico assunto dal soggetto. L’approccio esistenziale prevede, infine, un trattamento elaborativo e psicoeducativo per il paziente ed i suoi familiari perché comprendano meglio le fasi ed il significato della sintomatologia.