Area Esistenziale

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L’Area Esistenziale

 

a cura di Lucio dr. Pastrello

Diciamolo chiaramente:

“Il clinico esistenziale si impegna nella comprensione della situazione di vita attuale, delle paure consce ed inconsce attuali, focalizzando l’attenzione sulla responsabilità del proprio progetto esistenziale ed aiutando il cliente ad affrontare le scelte necessarie”.

Basta considerare alcune parole chiave appena lette: comprensione, paura, responsabilità, progetto esistenziale, per avere un’idea della nobiltà del percorso intrapreso dal cliente e dell’arduo impegno accettato dal suo umile e fedele alleato in tale percorso – lo psicoterapeuta esistenziale. Infatti una delle principali attività del terapeuta è diretta alla rimozione di ogni ostacolo al cammino personale del paziente, consentendogli un percorso di crescita, a partire dall’iniziale intervento sulla crisi.

Il valore autentico dei tale incontro psicoterapeuta-paziente è fondamentale: “Il terapeuta esistenziale lavora prevalentemente nel tempo presente e l’individuo deve essere compreso ed aiutato a comprendere se stesso da un punto di vista di una sezione trasversale nel “qui-ed-ora”, e solo in parte da un punto di vista di una sezione longitudinale storica. Il passato è importante nella misura in cui è parte essenziale dell’esistenza attuale della persona (solo nel presente può esser vissuto il ricordo del passato). Infine oltre la terapia esistenziale, oltre a proporsi di indagare e comprendere il passato, si dirige verso il futuro, considerando fondamentali gli aspetti connessi alla progettualità ed alla ricerca dell’autenticità. (solo nel presente può essere vissuto l’immaginario del futuro)

Abraham Maslow e Carl Rogers individuarono nel bisogno di crescita e di affermazione le principali spinte di ogni comportamento umano e, nel senso di autostima, il presupposto fondamentale dell’equilibrio personale. In particolare Maslow era fortemente convinto che l’uomo non fosse semplicemente un essere guidato da spinte ambientali o istintuali, di fronte a cui non ha la capacità e la volontà sufficiente per scegliere il proprio comportamento. Egli affermava che l’individuo è mosso da una spinta interiore verso l’autorealizzazione ed essendo dotato di volontà e capacità autovalutativa, è in grado di scegliere e di assumersi la responsabilità delle sue decisioni, determinando il suo processo di crescita.

L’individuo è nella sua condizione “sana” quando si muove consapevolmente nel processo di crescita determinando il suo percorso in base ai bisogni che sente ed alle scelte che fa per soddisfarli. L’individuo è considerato l’unico in grado di conoscere se stesso fino in fondo, e quindi anche il ruolo del terapeuta, nel contesto Umanistico, si è trasformato. Alla capacità che l’uomo ha di impegnarsi nella soluzione dei suoi conflitti esistenziali e alla decisionalità di fare le sue scelte scelte è dato un valore altissimo, poiché, grazie a ciò, l’individuo ha la possibilità di reagire alla sensazione di impotenza e di solitudine che spesso contraddistinguono la vita dell’uomo di fronte al mondo.

 L’attenzione si rivolge all’esperienza vissuta dall’individuo e al significato che egli tende a dargli, anziché alle interpretazioni su basi teoriche. Vi è un forte interesse allo sviluppo del potenziale umano ed un grande rispetto per l’individuo, per la sua soggettività, per il suo vissuto.

In tale ottica : L’esperienza soggettiva è il fenomeno umano primario. La capacità di scelta, di autovalutazione, la creatività, la spinta verso l’autorealizzazione, il senso di responsabilità, sono qualità umane fondamentali da sviluppare. Il cliente è l’unico in grado di avere un’idea completa di sé e della sua vita, quindi basilare è il significato che egli dà alla sua esperienza. Si evidenzia il grande rispetto per l’individuo, quale entità psico-biologica, ricca di potenziale spinto alla relazione con l’ambiente nel quale tende a realizzarsi.

Fondatori della Psicologia della Gestalt sono di solito considerati Kurt Koffka, Wolfgang Kohler e Max Wertheimerche, considerati i principali promotori e teorizzatori scientifici di questa corrente di ricerca. I loro studi psicologici si focalizzarono soprattutto sugli aspetti percettivi e del ragionamento/problem-solving. La Gestalt contribuì a sviluppare le indagini sull’apprendimento, sulla memoria, sul pensiero, sulla psicologia sociale. L’idea portante dei fondatori della Psicologia della Gestalt, era considerare “il tutto” differente “dalla somma delle singole parti”, e da qui la famosa massima: “Il tutto è più della somma delle singole parti”

 Il modello teorico della Gestalt riguardante il pensiero si oppose a quello comportamentista, secondo il quale gli animali risolvevano le problematiche con un criterio costituito da tentativi ed errori, proponendo invece un criterio di spiegazione formato dal pensiero, dalla comprensione e dall’intuizione. Anche nel settore della psicologia sociale le teorie della Gestalt sono molto diverse da quelle comportamentiste, che prevedevano di spiegare il comportamento sociale solo in base alle gratificazioni sociali, quali l’elogio e l’approvazione, e propongono invece la teoria dell’attribuzione, mettendo in risalto le sensazioni, le percezioni, gli obiettivi, le intenzioni, le convinzioni, le motivazioni e le credenze.

La Terapia della Gestalt viene ufficializzata da Fritz Perls e sua moglie Laura Perls, come terapia che raccoglie e organizza le idee tradizionali della psicoterapia, nonché i principi della teoria del campo di Lewine, i contributi filosofici dell’esistenzialismo, della fenomenologia, e della Psicologia della Gestalt da cui prende il nome. La Gestalt sottolinea che il tutto è differente dalla somma delle sue parti e perciò, la Terapia della Gestalt assume che per comprendere un comportamento è importante, oltre che analizzarlo, averne una visione di sintesi, ovvero cercare di percepirlo nell’insieme del contesto globale (visione olistica).

Questo significa che, come individui, percepiamo noi stessi e il mondo come il risultato di un insieme di stimoli selezionati dal nostro sistema percettivo. Il sistema percettivo costruisce una figura definita rispetto ad uno sfondo indifferenziato. Quindi gli stimoli non vengono percepiti in modo disgiunto gli uni dagli altri, ma vengono organizzati in modo da rispondere al bisogno di costruire significati basati sull’esperienza percettiva dell’ambiente. L’osservazione fenomenologica deve astenersi dall’interpretare i significati dei singoli elementi, preferendo una descrizione accurata dell’insieme nella sua forma complessiva (la “gestalt” del sistema, appunto). Il significato che emergerà al termine dell’osservazione risulterà essere ben più preciso e profondo della semplice somma delle analisi delle singole parti del sistema. Questo, in breve, è il legame tra la terapia della Gestalt, la “Teoria del campo” e le correnti filosofiche esistenziali e fenomenologiche europee del secolo scorso.

Nel testo che segna l’esordio della psicoterapia della Gestalt troviamo scritto:
” …operando sull’unità e sulla mancanza di unità di questa struttura dell’esperienza qui e ora, ci sarà possibile ricostruire i rapporti dinamici tra figura e sfondo, fino a quando il contatto non diverrà più intenso, la consapevolezza più luminosa e il comportamento più energico. La cosa più importante da stabilire è il fatto che una Gestalt forte è, essa stessa, la cura del momento e che la figura del contatto non è segno dell’esperienza, bensì essa stessa l’integrazione dell’esperienza”.

L’individuo e l’ambiente rappresentano un unico ecosistema interagente, che si autoregola e cresce in funzione di ogni elemento che ne fa parte; il disagio psicologico assume perciò un significato di adattamento creativo in risposta all’ambiente in cui si è sviluppato nel passato, ma che può non aver più la stessa utilità nella situazione presente. L’approccio gestaltico considera importante l’intera esperienza di vita di una persona: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale. La Terapia della Gestalt si occupa soprattutto di osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo, prestando maggiore attenzione al “cosa” e al “come”, piuttosto che al “perché” di un’azione o di un comportamento. La consapevolezza del come qualcosa avviene, infatti, conduce più facilmente alla possibilità di compiere un cambiamento genuino e responsabile. La relazione terapeutica rappresenta il laboratorio di ricerca ideale in cui un cliente può scoprire, osservare e integrare alcuni aspetti della sua personalità, sulla base dell’esperienza diretta con il terapeuta per il quale è più importante l’esperienza di un comportamento che l’interpretazione di questo.