Il termine “perverso”, non esiste più in psichiatria e tende a scomparire anche dal linguaggio psicoanalitico.
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) non si parla più di perversione ma di “parafilie” che non hanno connotazioni morali.
Qualsiasi azione può essere perversa quando è coinvolta eccitazione erotica che dipende dalla sensazione che l’individuo ha di commettere “peccato”.
La perversione si manifesta in situazioni in cui c’è un evidente uso del potere in senso distruttivo: il più forte tende a distruggere il più debole e prova piacere in questo o non prova nessun sentimento né senso di colpa, in particolare quando tale atteggiamento è condiviso da altre persone
La nozione di peccato è centrale nella perversione e sottolinea la percezione soggettiva dell’azione trasgressiva da cui nasce il piacere.
Per il perverso Il desideri di trasgredire l’ordine morale, che sono avvertiti come “naturali”, costituiscono l’unico immaginario sessuale possibile(De Masi,1999).
Lo studio della sessualità deviante ha avuto inizio alla fine del secolo scorso con la pubblicazione della prima edizione del suo voluminoso trattato “Psychopatia Sexualis” (1886), in cui le aberrazioni sessuali sono considerate per la prima volta oggetto di studio psichiatrico. Per Kraft-Ebing la scelta della perversione è sempre latente anche quando è possibile documentare la sua insorgenza in episodi dell’infanzia. Krafft-Ebing crede, infatti, che un accadimento dell’infanzia, come ad esempio l’eccitamento di essere picchiato del piccolo Rousseau (citato anche da Freud), sia solo un fattore secondario nell’eziologia del masochismo, l’occasione per il suo emergere piuttosto che la sua causa.
Per definire il tipo di orgasmo che il masochista raggiunge Sacher-Masoch, nel famoso romanzo “Venere in pelliccia”, usa il termine “übersinnlich”.Questo vocabolo tedesco significa sia soprasensibile sia sovrasensuale descrive un piacere sensuale speciale che travalica i limiti della percezione e della sensibilità ordinari. Già Kraft-Ebing aveva notato che le persone destinate alla perversione sarebbero sessualmente ipereccitabili e avrebbero una predisposizione all'”estasi sessuale”.
Questa notazione è molto importante e aiuta a concepire la perversione come uno stato mentale in cui la sessualità contribuisce a creare uno stato di dipendenza
Heinz Kohut è forse il primo tra i pochi analisti che hanno sottolineato la somiglianza tra il piacere perverso e quello derivante dalle droghe.
La perversione può essere definita come una tecnica di eccitamento mentale che nasce nell’isolamento e si coltiva nell’immaginazione e che non include alcun elemento relazionale e che è ricercato per se stesso. Il piacere sessuale è ottenuto mediante specifiche rappresentazioni mentali legate all’idea di dominare e possedere una persona o, al contrario, di essere dominati e posseduti.
Per tutte le perversioni esiste una fantasia che si prepara nell’infanzia, un nucleo attorno a cui, in modo sempre più esclusivo, il soggetto prepara i movimenti immaginativi che portano all’orgasmo.
L’esperienza della sessualizzazione consiste in una tecnica di trasformazione delle percezioni capace di ottenere un tipo particolare di piacere orgasmico. E’ un piacere che nasce da una sessualità anti-relazionale, un’ espansione della mente provocata dall’immaginazione. Il bambino può ricorrere alla sessualizzazione in seguito a una facilitazione ambientale, quando ad esempio è stimolato da attenzioni erotiche di adulti, oppure per una particolare eccitabilità personale.
Si tratta comunque di un ritiro precoce, un rifugio psichico (Steiner 1993), in cui il piacere sessualizzato ottenuto con tecniche masturbatorie diventa il polo di sviluppo e di attrazione.
Nella perversione la forza del carattere viene indebolita sin dai primi anni dalla sottomissione al piacere e il bambino, di conseguenza, non sviluppa rabbia vitale nei confronti degli oggetti cattivi, ma li teme e li idoleggia.
Poiché le perversioni sessuali strutturate escludono la percezione della sofferenza e si presentano come una ricerca egosintonica del piacere, difficilmente determinano una richiesta di terapia contrariamente a quanto si verifica nelle patologie borderline con acting perversi, in cui la sofferenza e l’angoscia sono in primo piano.